Vini Di Giovanna: una famiglia nel nome del vino
Alle pendici del Monte Genuardo, in provincia di Agrigento, ha origine il Casato Di Giovanna: una delle famiglie del vino più storiche di tutta la Sicilia.
C’era una volta Aurelio Di Giovanna, siciliano DOC, uomo d’altri tempi con una laurea in legge ed una grande passione, quella per la sua terra e per la lingua francese. Negli anni ’60 questo interesse lo condusse in Francia dove, in fase di approfondimenti linguistici presso la Sorbona di Parigi, Aurelio conobbe l’amata Barbara; donna di origini tedesche ed anch’essa insegnante di Francese. Correva l’anno 1966 ed Aurelio e Giovanna convolarono a nozze stabilendosi in Sicilia dove tutto ebbe inizio…
Ed è alle pendici del Monte Genuardo, in provincia di Agrigento, dove il Casato Di Giovanna ha origine: una delle famiglie del vino più storiche di tutta la Sicilia, qui, sin dalla fine dell’800 questa famiglia dedica la propria vita all’agricoltura ed alla viticoltura con un nobile obiettivo: “essere conduttori protempore del territorio”.
Gunther e Klaus Di Giovanna, figli di una romanticissima storia d’amore, sono oggi al timone di un’azienda che dal 1997 è stata convertita in biologico; una realtà solida e strutturata in cui, a dare man forte c’è Melissa (moglie di Gunther) ed i Nonni Aurelio e Barbara, oltre a 20 preziosi collaboratori.
Cinque tenute per 65 ettari di vigna situati nelle DOC Contessa Entellina e Sambuca coltivate con le varietà Chardonnay, Grillo, Viognier e Nero d’Avola, Nerello Mascalese e Syrah. Terreni con forte componente calcarea nelle zone più alte di Sambuca (fino a 850 slm) e prevalenza di terreni vulcanici sulle colline di Contessa Entellina (400 m slm). Oltre ai vigneti, la famiglia Di Giovanna estende i suoi possedimenti con 14 ettari di oliveti e 21 ettari di campi di grano e foreste.
Una famiglia cresciuta con la sua terra e nella sua terra che si impegna scrupolosamente per donarci, nel rispetto totale della natura, dei vini figli di una terra “a volte complicata”. Di Giovanna produce, mediamente, 250.000/300.000 bottiglie all’anno distribuite per il 20% nel canale Ho.Re.Ca. italiano e, per il restante 80%, nei mercati di Giappone, Europa, Canada e Stati Uniti.
I VINI
NERO D’AVOLA DOC 2018 “IO VURRIA”
Il Nero D’Avola Di Giovanna è di un colore rosso rubino abbastanza intenso e consistente nel bicchiere; archetti numerosi, preludio di un’alcolicità piuttosto elevata. Un olfatto caratterizzato da profumi minerali (cenere e sassi) e sentori speziati, in particolare il pepe e sul finale la vaniglia; il tutto valorizzato da frutti rossi molto maturi. L’affinamento in barrique, per ben 6 mesi, conferisce a questo Nero D’Avola una buona morbidezza lasciando i tannini un po’ sopiti e amplificando la sensazione di sapidità; buona alcolicità, come mi aspettavo e freschezza.
Abbinamenti: ottimo da abbinare a formaggi di buona stagionatura, carni alla brace e selvaggina. Io l’ho provato con degli hamburger alla griglia.
VINO ROSATO DA NERO D’AVOLA “GERBINO”
Di un bel rosa antico, il Rosato di Nero d’Avola Di Giovanna è cristallino e consistente nel bicchiere. Un gran bouquet fruttato con forti sentori di mela, fragoline di bosco e frutti tropicali ed un leggero agrumato che poi si apre alla frutta secca. In bocca si presenta abbastanza strutturato ed equilibrato con una leggera acidità. Non particolarmente persistente se non per la sua sapidità che chiude insieme ad un lieve amarognolo. Purtroppo ho riscontrato una mancanza di connessione tra i profumi, intensi e potenti, e la struttura del vino che, con rammarico, delude le aspettative.
Abbinamenti: adatto per l’abbinamento a formaggi freschi (capra e pecora) e di media stagionatura, con la pizza e con piatti di pesce di mare. Io l’ho abbinato a dei paccheri rigati con sugo di pomodoro e cozze.
IN CONCLUSIONE
Degustare i vini di Di Giovanna è stata un’esperienza stimolante perché differiscono notevolmente dai vini siciliani che ho bevuto fin ora. Personalmente, soprattutto per quanto riguarda il Nero D’Avola, trovo che qualche periodo ancora in bottiglia non avrebbe guastato e avrebbe dato al vino una marcia in più. Il rosato è stata una bellissima sorpresa al naso disattesa, però, al gusto; un peccato perché i connotati li aveva tutti.
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