Sostenibilità in tavola: la svolta della carne sintetica
La rivoluzione della carne sintetica parte dalle abitudini dei consumatori per rispondere alle due emergenze del nuovo secolo: l’emergenza alimentare e l’emergenza climatica.
Negli ultimi dieci anni si è osservato un cambiamento importante nelle abitudini alimentari degli italiani, che hanno iniziato a prediligere carni bianche e pesce a carni rosse. In modo particolare sono aumentati i consumi di carni suine, pollame e pesce allevato o di importazione. Questo trend ha subito una forte tendenza anche verso alternative vegetali, considerate generalmente più salutari e sostenibili.
Infatti le principali motivazioni che hanno smosso le abitudini dei consumatori non sono solo etiche o salutiste, ma anche ambientali. Per cui il problema principale non risiede nei prodotti animali in sé, ma nel modo in cui vengono allevati e nell’impatto che gli allevamenti intensivi hanno sulla salute e soprattutto sull’ambiente.
Circa un terzo delle emissioni di gas serra a livello globale è riconducibile all’industria alimentare, il 18% solo a gli allevamenti. Queste stime sono destinate ad aumentare in futuro per rispondere alla sempre più crescente domanda di cibo.
Il decennio 2010-2020 ha visto fiorire sodalizi e startup che si prefiggono come obiettivo la salvaguardia dell’ambiente, producendo carne sintetica in laboratorio. Questo cambio di rotta di una parte dell’industria alimentare si scontra con lo zoccolo duro degli allevamenti intensivi, ponendosi però a metà tra chi elogia una dieta esclusivamente vegetale e chi invece sceglie di non abbandonare la carne. Sono infatti almeno cinque anni che si parla di alternative artificiali in risposta all’emergenza alimentare e climatica. Una scelta che permetterebbe di aumentare la produzione di cibo con un minore impegno economico e ambientale.
Entrando nel merito della carne sintetica, se ne stanno sviluppando di due tipi: le carni surrogate e le carni coltivate. Il processo di produzione della carne surrogata consiste nel produrre una base vegetale facendo ricorso anche ad alghe, a cui poi viene aggiunta la leghemoglobina di soia, una proteina vegetale molto simile all’emoglobina. La carne coltivata invece è prodotta interamente coltivando le cellule animali, seguendo processi innovativi di crescita in bioreattori appositamente brevettati, senza fare ricorso ad allevamenti o macelli.
Il mercato più florido attualmente è quello statunitense, dove sempre più realtà si stanno orientando verso le clean meat, letteralmente “carni pulite”. Impossible Meat, Beyond Meat, Finless Food sono alcune di queste, che con poderose campagne pubblicitarie sottolineano la quasi assenza di differenza tra il loro prodotto artificiale e quello animale, a guadagno di ambiente e salute.
Queste campagne sono passate anche per il settore che più di tutti gli altri dipende dalla carne: il fast food. La campagna lanciata da Burger King con l’Impossible Burger sponsorizzava un patty composto prevalentemente da soia, oppure la campagna di Beyond Burger, che ha proposto a dei volontari di confrontare in un assaggio al buio il loro prodotto di carne sintetica e un classico hamburger, ha trovato il favore di molti consumatori.
Anche in Italia hanno iniziato a sfiorire startup di questo tipo, probabilmente approfittando della consapevolezza alimentare e ambientale sempre più diffusa. Solaris Biotech è una di queste realtà nascenti, che da vent’anni lavora nel campo delle biotecnologie alimentari e che spera di far approdare nei mercati italiani le clean meat grazie ai loro bioreattori. Una notevole spinta per un mercato reticente e conservatore come quello italiano, legato più di tutti ad una tradizione culinaria secolare, che ha prontamente risposto in controtendenza.
Federalimentare si fa alfiere degli allevamenti italiani, sostenendo che la carne sintetica minacci i modelli zootecnici italiani, considerati i più sostenibili al mondo. In merito poi alla sostenibilità ambientale, punta il dito contro altri settori umani, come l’energetico e il trasporto, responsabili della maggior parte delle emissioni di gas serra.
Tuttavia, ciò che sicuramente rimane innegabile è il cambiamento radicale che sta avvenendo in questi anni in Italia sotto il punto di vista delle abitudini alimentari e dei consumi. Un cambio di rotta che ha portato nelle case di milioni di italiani alternative vegetali e alimenti nuovi, in sostituzione di carni rosse. Trend attribuibile a una maggiore consapevolezza dei consumatori, che preferiscono alternative salutari e a chilometro zero, ponendo maggiore enfasi su cibi di stagione e poco processati.
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