La rivoluzione NewSpace trasporta il settore agroalimentare tra le stelle
Rivoluzione NewSpace: la sopravvivenza della Terra dipenderà sempre più dalle ricerche spaziali e non è fantascienza.
«Un tempo, per la meraviglia, alzavamo al cielo lo sguardo sentendoci parte del firmamento, ora invece lo abbassiamo preoccupati. L’umanità è nata sulla Terra ma non è destinata a morirci».
Chi ha visto Interstellar dei fratelli Nolan, premio Oscar 2015 per i miglior effetti speciali e altre quattro candidature per la statuetta dorata, ricorderà le parole del protagonista Joseph Cooper, ingegnere ed ex pilota della Nasa, in partenza verso nuove galassie alla ricerca di una nuova casa per l’umanità colpita da una piaga naturale. La colonna sonora da brividi di Hans Zimmer accompagnava scene apocalittiche del Pianeta Blu, ormai inabitabile per l’uomo a causa della scarsezza di cibo e di un flagello che si nutriva di azoto consumando l’ossigeno dell’atmosfera.
In un tempo più vicino al nostro, l’ESA – l’Agenzia Spaziale Europea – in un’ambientazione per nulla fantascientifica, sta puntando sul binomio tecnologie e dati spaziali per svolgere un ruolo significativo nella prevenzione e la tutela del settore agroalimentare. Una chiamata all’azione che coinvolge direttamente anche centri di ricerca, università e imprese. È la cosiddetta rivoluzione NewSpace: dati ambientali, mappatura e immagini di rilevamento dei cambiamenti, geo-tagging, comunicazione satellitare sono i principali elementi del business “alimentato” dallo spazio che, lentamente, sta trasformando il volto delle stesse imprese sulla Terra. L’emergenza climatica sta stravolgendo le nostre abitudini di vita ed è così che si aprono scenari mai esplorati prima.
Miliardi di euro – solo per l’anno 2021 il budget è di € 6,49 miliardi – sono già stati investiti dall’Agenzia Spaziale Europea nel lancio di servizi innovativi e sono migliaia le persone e le imprese che hanno portato gli occhi al cielo non per interpretare vaticini ma per servirsi delle applicazioni spaziali anche per difendere prodotti alimentari. Nel quartier generale dell’Agenzia, grazie all’interazione creativa con le agenzie spaziali nazionali, si stanno progettando missioni scientifiche a servizio del pianeta con lanci “commerciali” e servizi in orbita. È proprio alle stelle che stiamo affidando i nostri desideri più nascosti, i nostri sogni per il miglioramento della qualità della vita, la sicurezza, il benessere economico e il futuro delle nuove generazioni. Non è fantascienza ma ricerca scientifica a beneficio delle comunità.
Tra i tanti progetti già in fase di azione ed in embrione finanziati dall’ESA, riguardanti lo specifico settore agroalimentare, abbiamo analizzato lo scenario italiano e non possiamo non parlare dell’interessante “Saturnalia” che utilizza dati spaziali per garantire che vino di qualità arrivi nei bicchieri dei consumatori. Un servizio unico al mondo capace di fornire previsioni di prezzi e qualità. L’industria vitinicola globale genera ogni anno miliardi di fatturato ma deve fare i conti con condizioni climatiche o altri imprevisti capaci di determinare un drastico calo della produzione. Ticinum Aerospace, spin off accademica dell’Università di Pavia, è una delle eccellenze italiane che utilizza tecnologia predisposta da ESA per mappare vini di qualità. “Saturnalia” ha ricostruito in 3D ogni sorta di informazione olografica utile a fornire aggiornamenti sui vigneti. Il sistema tecnologico non solo è in grado di valutare lo stato di salute e la qualità delle uve ma è arrivato persino a rendere possibili le analisi qualitative senza attendere le degustazioni dei critici e dei tecnici.
C’è poi il progetto “Eolo”, in grado di supportare agronomi e coltivatori di mais in materia di irrigazione e trattamenti fitosanitari. Attraverso una piattaforma di supporto per l’agricoltura di precisione, l’obiettivo è risparmiare sui costi legati all’acqua e l’energia – fattori importantissimi se si pensa che il 70% dell’acqua disponibile sul nostro pianeta viene utilizzata in agricoltura e il suo costo è tra i maggiori per gli agricoltori – nonché monitorare malattie delle piante a causa della presenza di parassiti, fattore che concorre ad una perdita agricola globale in una percentuale che va tra il 20% e il 40% secondo i dati FAO. Sfruttando specifici algoritmi, la tecnologia riporta l’umidità del suolo a diverse profondità, consiglia il calendario di irrigazione corrispondente, riporta gli indici vegetazionali e notifica condizioni potenzialmente pericolose. Tale progetto vede coinvolti nella progettazione i seguenti partners italiani: Farm Technologies di Roma, Bluetentacles Srl di Bolzano, Geo-K Srl, spin off dell’Università di Roma Tor Vergata e la stessa Università Tor Vergata.
Segue, poi, tra i tanti progetti e gli studi di fattibilità del settore agroalimentare finanziati dall’ESA il progetto “Premia”, nato per la gestione del rischio agricolo e il mercato assicurativo. Facendo leva sulla disponibilità dei dati di Copernicus, ha come obiettivo quello di migliorare la valutazione di indicatori, mappe, parametri per l’analisi storica nonché monitorare lo stato delle colture, consentendo la fornitura di servizi pre e post danno. Anche questa specifica tecnologia vede il coinvolgimento di eccellenze italiane: e-Geos S.p.A di Roma, Università Statale di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Groupama Assicurazioni, Asnacodi (Associazione Nazionale Condifesa), la succursale italiana del Gruppo assicurativo Swiss Re e l’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare).
In uno scenario così ricco e interessante abbiamo parlato delle prospettive future con Alice Albertini. Dottoressa di ricerca in agrobiodiversità, si è occupata fino al 2019 di insetti utili per gli agroecosistemi alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Attuale consulente del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali per l’Ufficio DISR IV Ricerca e Sperimentazione, la dott.ssa Albertini è informata sui programmi di finanziamento dell’ESA avendo partecipato, recentemente, in qualità di project manager, ad un bando sulle frodi alimentari.
Dott.ssa il futuro della Terra dipenderà sempre più da ciò che avviene nello Spazio?
«I progressi tecnologici cambiano, per definizione, il modo in cui interagiamo con il mondo ma credo che siano le nostre scelte sull’utilizzo sostenibile delle risorse a determinare il futuro della Terra. Certamente, negli ultimi decenni, le tecnologie e gli strumenti nati per le ricerche spaziali sono applicati con successo anche in altri campi come quelli legati all’agricoltura e all’uso del suolo, aprendo scenari incredibili e prospettive interessanti per affrontare grandi sfide come il cambiamento climatico e l’inadeguatezza dei sistemi alimentari mondiali. Si percepisce un generale entusiasmo, fonte di ispirazione non solo per l’agricoltura, ma anche per l’industria e il business ecologico. Non siamo ancora in grado di dire se le nuove tecnologie applicate all’agricoltura manterranno le loro promesse (per l’agricoltore, la società, il Pianeta) ma ciò a cui dobbiamo ambire è una tecnologia responsabile, che metta il nostro Pianeta sempre in primo piano».
E quali sono i pregiudizi più diffusi intorno alle nuove tecnologie?
«L’idea che possano soppiantare il contributo umano, nel bene o nel male. Pensiamo, ad esempio, ad un drone che, sorvolando un vigneto, identifica e fotografa determinate aree di interesse. La raccolta di una maggiore quantità di dati, facilitata e velocizzata da questi nuovi strumenti, apre ad un maggior numero di domande e di conseguenza più visite in campo da parte dell’agricoltore per trovare le risposte, non il contrario!».
Quale elemento l’affascina di più di questa “avventura spaziale”?
«Il tempo, declinato in tutti i suoi aspetti. Come se fosse una storia da raccontare, apriamo il vecchio mondo a nuovi scenari e ad inediti sviluppi narrativi. Ciò che prima era lento, ora è veloce, velocissimo ma c’è fiducia per il futuro».
E gli agricoltori, in quella che è una vera e propria rivoluzione, che ruolo avranno nel futuro?
«Gli agricoltori sono stati i primi portatori di rivoluzione nel Neolitico, passando da uno stile nomade ad uno sedentario. Non ho dubbi che sapranno cavarsela anche con qualche satellite in più sopra le loro teste! Dopo secoli in cui i principali progressi tecnologici hanno interessato soprattutto l’industria, ora l’agricoltura si trova di nuovo al centro dell’innovazione. Ricordiamoci che l’agricoltura non è solo un’attività economica, ma raccoglie stili di vita, identità culturali, relazioni con il paesaggio e con la natura. Le innovazioni che stiamo vivendo in agricoltura non si preoccupano solo di migliorare le statistiche commerciali, ma aspirano a garantire la sicurezza alimentare e l’accesso al cibo, ridurre la malnutrizione del mondo, conservare i suoli, migliorare la gestione dei bacini idrici e proteggere la biodiversità, tutto questo nel contesto della sfida climatica».
Come immagina il settore agronomico e agroalimentare tra venti anni?
«Amo la fantascienza ma voglio lasciare a scrittori e registi la creazione di cupi scenari distopici. Preferisco usare come potente sceneggiatura del nostro tempo, i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile individuati dall’ONU, alcuni dei quali strettamente legati all’agricoltura e ai sistemi alimentari. Voglio essere fiduciosa e immaginare il nostro futuro nel segno della sostenibilità. Non per cieco ottimismo, ma perché rassegnarsi alla crisi globale è troppo comodo e vile. Non siamo ancora sulla strada giusta per raggiungere quei 17 obiettivi ma se c’è qualcosa di buono che la pandemia da Covid-19 ci ha lasciato è la consapevolezza di rivedere le nostre priorità. E poi, come diceva Antoine de Saint-Exupéry “per quanto riguarda il futuro, non si tratta di prevederlo ma di renderlo possibile”».
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