Pesce italiano in calo con le uscite in mare ridotte
Il futuro del pesce italiano è a rischio e la riduzione delle giornate di pesca non aiuta di certo a risollevare il settore.
La drastica riduzione delle giornate di pesca a circa 130 all’anno mette a rischio il futuro della flotta a strascico italiana, il segmento più importante per occupazione e produzione ittica.
È quanto denuncia Coldiretti-Impresapesca dopo la pubblicazione del decreto della Direzione Generale della Pesca e dell’Acquacoltura del Ministero delle Politiche agricole che impone un nuovo taglio all’attività di pesca nei mari italiani.
Il settore ha già pagato un conto da 500 milioni di euro durante l’emergenza Covid per effetto di produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti, assieme alle forniture di pesce italiano sulle tavole aprendo un varco sempre più ampio alle importazioni dall’estero.
Con la riduzione delle uscite della flotta nazionale operante con sistemi a traino le giornate di effettiva operatività a mare passano a non più di 130/160 gg. di media all’anno. Un numero di giornate che varia da zona di pesca a zona di pesca (Gsa) e dimensione delle barche e che rende non più sostenibile l’attività di pesca per la flotta nazionale, considerata anche l’assenza di sostegni e di ammortizzatori capaci di rendere sostenibile le interruzioni e l’economica delle imprese.
Rinegoziazione degli accordi sulla pesca
Coldiretti-Impresapesca chiede che si possa, nel più breve tempo possibile, affrontare il problema delle giornate di pesca, rinegoziando la riduzione delle giornate di pesca oppure dando le opportune coperture di sostegno alle imprese costrette alla inattività.
Va infine valutato il danno che tale restrizione sta causando a tutta la filiera ed alle imprese che operano a monte ed a valle della produzione. Novità del Decreto, contestate delle imprese del settore, sono la scelta irrevocabile per l’anno 2021 dell’utilizzo esclusivo dell’attrezzo.
Gli operatori lamentano che siamo difronte solo a restrizioni senza efficaci sostegni in materia di sostenibilità economica e sociale, con una flotta che ha ormai un’età media che si avvicina a 40 anni ed addetti che hanno un età media interno ai 51 anni, a fronte di una mancanza di supporti comunitari alla flotta e senza un valido sistema di ammortizzatori sociali per i lavoratori è inutile sperare in un rilancio.
Meno pesce Made in Italy
Una misura che impatta sulla sopravvivenza delle 12 mila imbarcazioni italiane ma anche sulla salute dei cittadini poiché con la riduzione delle attività di pesca viene meno anche la possibilità di portare in tavola pesce Made in Italy, favorendo le importazioni dall’estero di prodotti ittici che non hanno le stesse garanzie di sicurezza di quelle tricolori.
Il consumo pro capite degli italiani è di circa 28 kg di pesce all’anno, superiore alla media europea ma decisamente basso se confrontato con quello di altri Paesi che hanno un’estensione della costa simile, come ad esempio il Portogallo, dove se ne mangiano quasi 60 kg, praticamente il doppio.
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Fonte: Coldiretti
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