Il panettone: uvetta, canditi e tante storie differenti per un prodotto sempre amato
Il panettone è il dolce per eccellenza delle cene natalizie. Ma come è arrivato a riempire le nostre tavole? Quale è la sua origine? Scopriamolo insieme.
Il panettone milanese è legato a diverse leggende. Secondo una versione, a inventarlo sarebbe stato Ughetto degli Atellani. Innamorato di Adalgisa, figlia del panettiere Toni, Ughetto si sarebbe fatto assumere come garzone dal padre di lei. In questa veste, avrebbe ideato un dolce arricchito con uvetta e canditi che riscosse enorme successo tra i clienti del forno. Di qui, il “pan de Toni” si sarebbe diffuso in città.
Un’altra versione sostiene, invece, che Toni fosse il nome di un aiutante impiegato nelle cucine di Ludovico il Moro. Quando il cuoco ufficiale, incaricato di preparare un grande banchetto per il Natale, dimenticò il dessert in forno e bruciò tutto, Toni si offrì di aiutarlo. Aveva preparato per sé un dolce con gli avanzi della dispensa: un po’ di uvetta e qualche candito. Davanti alla disperazione del cuoco, gli offrì la sua creazione, da servire in tavola per rimediare. La reazione dei commensali fu entusiasta.
In realtà, il panettone esisteva già da secoli, dapprima come pietanza usata dai poveri e poi come dolce natalizio. Quel che è certo, è che oggi è il protagonista delle tavole di tutti l’Italia durante il Natale.
A Milano, in particolare, si usa conservarne un po’ e mangiarlo il 3 febbraio, il giorno di San Biagio, come prevenzione contro i mali di stagione. San Biagio, infatti, è considerato il santo protettore della gola per aver salvato un bimbo che stava soffocando con una lisca di pesce dandogli una mollica di pane. Di qui il detto “San Bias el benediss la gola e el nas” (San Biagio benedice la gola e il naso)”.
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