Miele di qualità e italiano, come riconoscerlo e dove trovarlo

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Valerio Pasquini di Apicoltura Valdarenne per capire di più sul miele di qualità italiano.

Miele di qualità e italiano, come riconoscerlo e dove trovarlo

Io nel miele ci farei pure il bagno! Lo so che può sembrare un’esagerazione, però è vero: lo metto proprio dappertutto. Un cucchiaio ricolmo nelle tisane, per addolcire il tè freddo che preparo nelle torride giornate estive, spalmato sui formaggi, colato su fettine di pane caldo, per caramellare le cipolle, un velo su frutta e yogurt, nei cocktail…  Il miele è stato persino protagonista del mio matrimonio!

Eppure, ciò che si trova nei supermercati spesso non è affatto un prodotto di qualità ma, nel peggiore dei casi, addirittura un’accozzaglia di nettari di varie provenienze, che nulla hanno a che vedere con la genuinità che può offrire l’apicultura artigianale.

Un consumo consapevole passa in maniera imprescindibile dalla conoscenza del produttore e del suo metodo. Se si è interessati a beneficiare delle innumerevoli proprietà organolettiche di una sostanza che l’uomo consuma da tempi immemori, bisogna informarsi sulla fonte dalla quale essa proviene.

Apicoltura Valdarenne è stata creata da Valerio Pasquini nel 2023 ma la passione per il mestiere nasce ben prima, nel 2016.

Il miele di Valerio viene prodotto principalmente in Valsesia, che è considerata la valle alpina più verde d’Italia ed è situata nell’area più a nord della provincia di Vercelli, in Piemonte.

Nella parte collinare prealpina, che si trova a circa 350 metri sul livello del mare vengono prodotti due qualità di miele uniflorale: Acacia a maggio e Castagno a giugno; proprio quest’ultimo si è guadagnato il terzo posto al concorso “Franco Marletto-Mieli tipici Piemontesi 2023”.

La seconda postazione delle arnie in questione si trova a quota 700 metri, in una zona medio-alta della valle, dove tra fine giugno e luglio vengono collocati gli alveari per la produzione del miele di Tiglio e, talvolta, per il Millefiori di montagna.

Miele di qualità e italiano, come riconoscerlo e dove trovarlo

La ricca flora locale, che abbonda di fiori dei pascoli e la temperatura mite di cui possono godere le api consente la possibilità di tenere gli alveari in loco per tutto il mese di agosto, prima del rientro a quote più basse.

Quando la stagione lo permette, nei mesi di giugno e luglio, gli alveari più robusti vengono portati sopra i 1400 metri: il regno del Rododendro e della flora alpina. Le annate più fortunate hanno permesso a Valerio di raccogliere questo nettare speciale in purezza. Il colore cristallino e il gusto delicato del miele di Rododendro di Apicoltura Valdarenne ha conquistato il primo posto al concorso “Franco Marletto-Mieli tipici piemontesi 2023”. Tuttavia, in queste postazioni la permanenza è molto limitata, perché le condizioni climatiche e le temperature possono variare molto rapidamente, mettendo in difficoltà gli alveari; per questo motivo, non appena termina la fioritura essi vengono riportati alle postazioni a bassa quota.

Non è tutto! Nella cittadina di Vanzago, immersa nella campagna milanese e a pochi passi dalla riserva naturale del Bosco del WWF, le api di Valerio producono la piacevolissima e più richiesta dai consumatori qualità Millefiori.

Perché hai deciso di dedicarti proprio all’apicultura?

Sono sempre stato un amante della natura e delle attività all’aria aperta. Fin da piccolo ho avuto la fortuna di passare molto tempo in Valsesia e tutte quelle casette colorate (NdR le arnie) suscitavano in me una grande curiosità. Il primo, vero contatto che ho avuto con l’apicoltura è stato casuale. Mi trovavo in una pizzeria quando ho notato un volantino che pubblicizzava un corso gratuito che si teneva in un paesino dell’hinterland milanese e ho deciso di iscrivermi. È scatto qualcosa in me e, in un certo senso, ho trovato attraverso l’apicoltura un modo per esprimere me stesso.

Miele di qualità e italiano, come riconoscerlo e dove trovarlo

Le api vengono stressate dal processo di estrazione del nettare?

Il processo in sé non stressa più di tanto le api. Prima di venire rimossi, i favi che contengono il miele vengono “ripuliti” dalle api che rimangono nella loro arnia. Questo è possibile attraverso il melario che l’apicoltore fornisce alla colonia, dotandola dello spazio necessario, dove le api possono riporre il nettare. Successivamente, quando deve raccoglierlo, attraverso una sorta di “membrana di non ritorno” permette alle api di lasciare il melario e fare ritorno al nido. Quello che le stressa maggiormente è il fatto di portare via parte dei loro raccolti, per questo motivo mi assicuro che nel nido rimanga abbastanza miele anche per loro. In situazioni estreme si ricorre alla nutrizione artificiale, ma io cerco di evitarla.

Quanto incide l’inquinamento ambientale sulla qualità della produzione?

Se parliamo del miele fatto e finito non credo si possano riscontrare grandi differenze a livello organolettico; tuttavia, occorrono analisi di laboratorio mirate per ricercare eventuali inquinanti. Ci sono realtà che si occupano di fare monitoraggio ambientale attraverso le api e i loro prodotti anche per conto di aziende terze, che finanziano questi progetti. Si tratta del tanto discusso greenwashing, o sarebbe meglio chiamarlo beewashing. Detto ciò, ho visto alveari perfettamente in salute siti a Milano, spesso con abbondanti raccolti diluiti in tutto l’arco della bella stagione. Una sorta di paradiso delle api!

Miele di qualità e italiano, come riconoscerlo e dove trovarlo

Come si può intervenire per preservare la vita delle api e la loro indispensabile attività di impollinazione, senza la quale la vita sul pianeta si estinguerebbe?

In realtà, gli alveari di Apis Mellifera  ̶  la specie di ape allevata, per intenderci  ̶  vengono curati dall’apicoltore, che cerca in ogni modo di salvaguardare la loro salute. Le api in difficoltà sono le cosiddette “api solitarie”, che invece non vengono allevate; esse non sono in grado di accumulare grandi scorte di miele e, quindi, sono più soggette ai cambiamenti climatici e all’agricoltura intensiva. Un modo per aiutarle può essere quello di posizionare gli appositi nidi in luoghi adatti ad offrire un riparo sicuro. In Europa abbiamo 2000 specie di api, delle quali circa 1000 solo in Italia. Viene da sé che un ambiente salubre e maggiori fonti di cibo possano essere un aiuto per tutti gli insetti impollinatori.

Esiste, per il consumatore, un metodo per riconoscere un miele di alta qualità?

Affidarsi ad apicoltori conosciuti può essere una garanzia. Purtroppo, c’è ancora troppa poca cultura riguardo al miele. I corsi di analisi sensoriale che ho frequentato mi hanno aiutato molto nel riconoscere un nettare di qualità, le diverse tipologie e il loro grado di corrispondenza rispetto a ciò che viene indicato sull’etichetta. Un buon miele non deve per forza vincere un concorso, anche un comune millefiori può essere sinonimo di qualità e offre un valore aggiunto: ovvero, quello di rappresentare un territorio ben preciso.

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