Come vengono realizzati i prodotti alimentari venduti oggi?
Questa è una delle domande che si pone il consumatore moderno, mostrando un forte interesse per le modalità di coltivazione e trasformazione degli alimenti che compra.
All’aumento delle richieste di informazione che coinvolge l’intera filiera, molte aziende hanno risposto sfruttando le potenzialità di comunicazione offerte dal packaging dei prodotti. Ecco dunque che compaiono sulle etichette indicazioni e claim che illustrano metodi di produzione degli alimenti o le specificità di lavorazione in grado di aumentarne il valore percepito anche, e soprattutto, in termini di qualità, di consistenza e di gusto. Una tendenza sempre più diffusa nel largo consumo, che l’Osservatorio Immagino ha colto e misurato già in questa fase emergente, individuando gli otto claim più usati e quelli, ancora minoritari, ma emergenti.
Tra gli otto claim più significativi, il più importante per diffusione sui prodotti e per relativo sell-out è “trafilato a bronzo”, con un giro d’affari superiore a 142 milioni di euro, in crescita annua del +5,9% per effetto del progressivo aumento dell’offerta e del gradimento riscosso presso i consumatori. Il plus della trafilatura al bronzo si concentra in una sola categoria di prodotti, la pasta, dove connota 824 prodotti presenti sugli scaffali di super e ipermercati.
Il secondo claim per giro d’affari è “estratto a freddo”: le 203 confezioni su cui viene indicato (tutte concentrate in una sola merceologia, l’olio extravergine di oliva) superano i 130 milioni di euro di vendita. Ma tutti gli indicatori sono negativi, anche a causa del trend non positivo della categoria: rispetto al 2017, l’anno scorso sono diminuiti sia il sell-out (-5,3%), sia l’offerta (-2,9%) sia la domanda (-2,4%).
Nel mondo delle indicazioni relative ai metodi di produzione il fenomeno del momento è la lievitazione accurata, espressa dai claim “lievitazione lenta”, “lievitazione naturale” e “lievitazione lunga”. Complessivamente riguarda 288 prodotti che nel 2018 hanno generato un giro d’affari vicino ai 130 milioni di euro, in crescita annua del +7,9%, sia per l’incremento dell’offerta (+5,0%) che per l’aumento della domanda (+2,9%). Pizze surgelate, prodotti da forno natalizi, merendine e crackers sono i prodotti dove questo tipo di lavorazione è maggiormente indicato in etichetta.
Un altro claim dalle performance positive è “non filtrato”, trainato soprattutto dal boom della birra, e dall’olio: nel 2018 ha messo a segno un +47,4% rispetto all’anno precedente, di cui un +17,3% dovuto alla componente di offerta e un +30,0% alla domanda. Complessivamente l’aggregato dei 90 prodotti che riportano questo claim sfiora i 75 milioni di euro di vendite, per oltre 40 sviluppati dalla birra, che contribuisce totalmente alla crescita di oltre 24 milioni del giro d’affari.
Guadagna spazio anche il mondo dei prodotti alimentari di largo consumo che vengono presentati come ottenuti con una lavorazione fatta almeno in parte “a mano”: tonno, grissini, mozzarelle, prodotti da forno e gelati. Il giro d’affari dei 210 prodotti lavorati “a mano” supera gli 88 milioni di euro e ha segnato un +3,4% nel corso del 2018, sostenuto da un aumento del +5,8% della domanda, che mostra di apprezzare questa caratteristica, e da rotazioni in crescita, contro un’offerta che, invece, si riduce del -2,4%.
Area valoriale simile per i 523 prodotti per cui viene specificata in etichetta che sono frutto di una lavorazione “artigianale”. Si tratta di patatine, colombe e panettoni, grissini e altri sostitutivi del pane, birre e formaggi che superano gli 85 milioni di euro di giro d’affari, in crescita del +2,5% rispetto al 2017, a seguito di un incremento del +6,7% dell’offerta.
Gli altri due claim riscontrati dall’Osservatorio Immagino sono “affumicatura”, presente soprattutto su salmone e formaggi, che totalizza quasi 24 milioni di euro, in calo annuo del -3,4%, ed “essiccazione”, che si concentra su 119 confezioni di pasta, vale 10 milioni di euro e registra vendite stabili nel corso del 2018 a fronte di un aumento del +6,1% dell’offerta.
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