Si è da poco conclusa l’edizione del Vinitaly 2024, abbiamo analizzato problematiche e opportunità del settore con FIVI e fatto un viaggio tra i vini di Tenuta San Felice.

Si è da poco concluso il Vinitaly, uno degli eventi più importanti al mondo per il settore del vino e dei distillati, una manifestazione che si svolge ogni anno a Verona, richiamando migliaia di professionisti, appassionati e acquirenti internazionali. L’edizione 2024, svoltasi dal 14 al 17 aprile presso Veronafiere, ha confermato l’importanza di questo evento nel panorama globale, con la partecipazione di oltre 4.000 espositori e 125.000 visitatori.

Vinitaly ha una lunga storia, risalente al 1967, quando iniziò come Giornate del Vino Italiane presso il Palazzo della Gran Guardia a Verona. Da allora, la fiera è cresciuta in dimensioni e importanza, diventando un punto di riferimento per il settore del vino, con eventi correlati organizzati in diverse parti del mondo, tra cui Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia. L’evento si svolge ogni anno presso il quartiere fieristico di Veronafiere, che ospita padiglioni dedicati a ogni regione italiana, offrendo ai partecipanti la possibilità di presentare i propri prodotti e organizzare degustazioni. Oltre alle esposizioni di vini, ci sono state diverse sezioni tematiche che arricchiscono l’esperienza per i visitatori.

Tra queste abbiamo trovato Sol, dedicato all’olio d’oliva; Xcellent Beers, incentrato sulla birra; ed Enolitech, che si concentra sulle tecnologie per la produzione di vino, olio e birra. Un’area significativa della fiera è stata l’Organic Hall “Vinitalybio“, per il vino biologico certificato prodotto in Italia e all’estero. Questa sezione ha ospitato oltre cento aziende e offre degustazioni in collaborazione con FederBio e Vi.Te. International Wine Hall, invece, è il padiglione dedicato ai produttori esteri, consentendo ai visitatori di esplorare vini provenienti da tutto il mondo.

Un altro punto di interesse è Micro Mega Wines – Micro size, mega quality, un’idea del wine writer Ian D’Agata, che si concentra su aziende con piccole produzioni ma di alta qualità, utilizzando vitigni sia autoctoni che internazionali. Mixology, la sezione dedicata al mondo dei cocktail, completa l’offerta di Vinitaly, con masterclass guidate da bartender di fama internazionale, offrendo una panoramica sui nuovi trend nel mondo dei cocktail.

La nostra partecipazione a Vinitaly è stata un’esperienza arricchente, con l’opportunità di incontrare persone di spicco del settore e di esplorare le ultime tendenze e innovazioni nel mondo del vino e dei distillati.

L’intervista alla vicepresidente FIVI Diletta Cavalleri

Nel Padiglione 8 presso lo stand FIVI abbiamo intervistato la vicepresidente Diletta Cavalleri, chiedendo una sua opinione riguardante un argomento molto discusso durante questo Vinitaly e che sta avendo un impatto significativo sui vari trend del settore, ovvero il calo di consumo di vino. Secondo la vicepresidente le ragioni di questo trend è legato molto anche alle nuove generazioni che si stanno allontanando sempre di più dal consumare vino: “le nuovi leggi sull’abuso di alcool e guide dei veicoli possono portare un allontanamento, i giovani optano anche per una spesa più moderata, di conseguenza tendono ad avvicinarsi al mondo della mixology, preferendo i cocktail a una bottiglia di vino che richiede anche una conoscenza in più su ciò che si consuma”, si è notata anche una controtendenza nella fascia d’età over 40-50 anni che invece dimostra una curiosità e conoscenza maggiore del vino rispetto ad anni fa. La vicepresidente afferma che: “la soluzione a questo andamento è puntare sulla qualità e diffondere la cultura del buon vino, cibo e prodotti a km 0 che dovrebbe essere trasmessa fin da subito, tramite una formazione scolastica adeguata”. FIVI è pronta a contribuire con la sua selezione qualitativa, collaborando con aziende che producono tutto con le proprie uve e promuovendo i prodotti direttamente in fiere ed eventi dove è possibile acquistarli oltre che a degustarli. Per quanto riguarda la nuova tendenza al consumo di vini dealcolati (qui ne parliamo più approfonditamente): “non sono un’alternativa giusta o una soluzione definitiva a questo andamento, sicuramente è un trend momentaneo ma che non potrà avere futuro”.

Un viaggio nel Chianti con Tenuta San Felice

Nel Padiglione Toscana abbiamo avuto il piacere di conoscere una realtà storica che recentemente si è rinnovata con nuove etichette e logo, per dare un tocco di eleganza all’immagine della cantina e una nota fresca alla sua linea di vini, parliamo della Tenuta San Felice, nata come borgo medievale nel Chianti classico. Nel 1978 l’azienda viene acquistata dal gruppo Allianz e da lì diventa la realtà vitivinicola che conosciamo oggi, con 150 ettari vitati nel Chianti classico, 23 ettari a Montalcino e 15 ettari a Bolgheri, nella tenuta si può anche alloggiare grazie alle 63 camere disponibili. San Felice si definisce all’avanguardia, essendo stata tra le prime aziende a sposare l’etica della sostenibilità, un esempio è il loro vino Vigorello, primo super tuscan 100% Sangiovese, nato 1968 quando ancora da disciplinare non era ammesso utilizzare Sangiovese in purezza. Un altro progetto molto importante è il Pugnitello, un vitigno autoctono toscano che si stava estinguendo, ad oggi messo a dimora e vinificato in purezza o in blend, il suo nome deriva dalla forma del suo grappolo, che sembra un pugno.  Interessante anche il loro Chardonnay Avane parola che deriva dall’etrusco “territorio, vino di grande ricchezza aromatica dalle note tropicali e agrumate. La linea presentata al Vinitaly vuole raccontare la storia dei vitigni e dei vini, focalizzandosi sulla sostenibilità e biodiversità, per adeguarsi alla nuova immagine di San Felice con il suo nuovo logo che vuole raccoglie l’esperienza sensoriale che offre la tenuta.

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