E tu lo sai cucinare un uovo?
La risposta verrebbe spontanea, ma siamo sicuri che sia così? Mille modi, infinite forme, tanti sapori, un unico semplice prodotto: l’uovo. Un ingrediente di tale ispirazione che a Milano hanno creato un ristorante interamente a lui dedicato.
Quante volte abbiamo sentito dire, o magari l’abbiamo detto proprio noi: “non so cuocere nemmeno un uovo”, espressione comune che sta a significare la totale incapacità ai fornelli anche nelle operazioni più banali. Invece questo modo di dire potrebbe celare il significato opposto perché l’uovo, non più concepito come un semplice comfort food, può essere cucinato in molti modi che richiedono una notevole maestria, assumendo forme nuove e regalando sapori sorprendenti. Secondo Scatti di Gusto i piatti che si possono creare con le uova sarebbero ben 18: dai più conosciuti – e facili – come le uova al tegamino o strapazzate a quelle più complesse e di nicchia come le “graved eggs”, marinate in sale e zucchero, o le uova alla “scozzese” in cui l’uovo, dopo essere stato cotto, viene avvolto nella carne macinata o nella salsiccia, impanato e poi fritto: belle scoperte, forse non adatte a chi è a dieta, ma sicuramente invitanti.
Ispirazioni infinite, alla portata di tutti e per i più esperti, anche su Primo Chef grazie al quale ho risolto un dubbio amletico che avevo da anni, ovvero la differenza tra uova sode, bazzotte e alla coque: semplicemente i minuti di cottura. Se lasciate cuocere l’uovo per oltre 8 minuti avrete un uovo sodo, per più di 5, ma meno di 8, si chiamerà bazzotto (il tuorlo è semplicemente un po’ liquido), meno di 5 minuti ed ecco l’uovo alla coque (meglio lasciarlo cuocere 3, massimo 4 minuti).
Per lo chef stellato Carlo Cracco l’uovo è stato un alimento a cui restituire il valore che merita ed infatti è diventato un componente fondamentale della sua cucina: “l’uovo alla Carlo Cracco” è considerato una scelta obbligata per chi frequenta i suoi ristoranti e una vera e propria sfida per chi ama cucinare. Volete intraprenderla anche voi? Cibo 360, specializzato in wellness gourmet, vi spiega come realizzare il famigerato uovo fritto e da qui capirete se MasterChef può rientrare nei vostri prossimi piani.
Ed ora arriviamo a lui: oggi sono pochi i menù dei ristoranti “cool” che non propongano il cosiddetto uovo pochè, piatto di tendenza che non può mancare come antipasto per pranzi e cene o come portata principale nei brunch. Tutti lo vogliono, lo amano e con la stessa velocità con cui lo gustano si rendono conto che si tratta del caro, vecchio uovo in camicia che grazie al semplice restyling nel nome è divento un piatto onnipresente e richiestissimo.
Carlo Cracco non è stato l’unico a voler celebrare questo apparentemente semplice alimento perché a Milano troviamo L’OV, bistrot/ristorante nato nel 2014 da 4 amici imprenditori che hanno scommesso solo ed esclusivamente sull’uovo – proveniente da galline allevate in libertà e nutrite con alimenti bio nei boschi di Morbegno, in Lombardia – per esprimerne tutto il suo potenziale ed estrema versatilità in cucina. La loro scommessa li ha ripagati molto bene dato che ora di ristoranti a Milano ce ne sono 3: aperti dall’ora di pranzo in poi se volete scoprire tutte le meraviglie culinarie che includono uova strapazzate, alla benedict, al tegamino e molte altre riproposte in mille modi diversi.
Che l’uovo avesse un valore speciale, e non solo in cucina, se ne accorse per primo lo zar Alessandro III che in occasione dei 20 anni di fidanzamento con l’adorata moglie Maria Dagmar di Danimarca decise di farle un regalo estremamente prezioso. L’occasione cadeva proprio il giorno di pasqua e quindi lo zar si rivolse al gioielliere Peter Carl Fabergé, divenuto quello stesso anno orafo ufficiale della Corona Imperiale. Fabergé quindi realizzò così il primo uovo, precursore di una lunga serie il cui valore e bellezza ne fanno l’emblema dell’accessorio gioiello più ammirato ed ambito al mondo. Se volete conoscere la sua storia sin dalle origini Harper’s Bazaar Italia ve la può raccontare e così vi renderete conto del suo fascino rimasto invariato ancora oggi: la splendida attrice inglese Elizabeth Taylor scelse un piccolo uovo Fabergé come “il” ciondolo per una sua collana mentre nelle case d’asta più prestigiose vengono battuti rari esemplari a prezzi impensabili. Non possiamo nemmeno dimenticare il cinema: una delle creazioni di Peter Carl Fabergé è stata protagonista del tredicesimo episodio della saga di 007 e più recentemente e dell’iconico Ocean’s Twelve.
Quante sorprese e curiosità legate a quello che viene erroneamente considerato il comfort food per eccellenza, vero? Sono così tante ed interessanti che mi hanno fatto dimenticare la fantomatica domanda: “ma è nato prima l’uovo o la gallina?”
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