Le birre ad alta fermentazione – settima parte
Continua la nostra rubrica dedicata alle birre ad alta fermentazione. In questa puntata affrontiamo due tipologie di birre belghe uniche al mondo, le trappiste e le birre d’abbazia.
Sotto al nome birre trappiste possiamo classificare solo le birre prodotte effettivamente dai monaci trappisti che seguano le tre strette regole:
- produzione all’interno delle mura dell’abbazia e direttamente (o supervisione) da parte di un monaco;
- produzione, processi produttivi e orientamento commerciale sotto la direzione dei monaci;
- i profitti servono esclusivamente per il sostentamento dei monaci, per la manutenzione del monastero e il resto viene usato per il benessere della comunità circostante, non ci deve essere nessun lucro.
Ad oggi sono solo otto i birrifici trappisti, uno in Olanda e sei in Belgio: Chimay (Notre Dame de Scourmont), Orval (Notre Dame de Orval) e Rochefort (Notre Dame de Saint Remy) nella zona vallona-francofona, Westmalle (Notre Dame du Sacre Coeur) e Westvleteren (Abbazia di Sint-Sixtus) nella zona fiamminga, Achel (Notre Dame de Saint Benoit) nel Limburgo belga (NE di Bruxelles), La Trappe (Abbazia di De Koeningshoeven) in Olanda ed Engelszell (Abbazia di Stift Engelszell) in Austria (nord, vicino a Germania e Rep. Ceca). Se ne sta aggiungendo anche un nono in Olanda, De Kievit (Abbazia di Maria Toevlucht).
Dal 1997 le birre trappiste sono riconoscibili dal logo esagonale “authentic trappiste product”. Le birre trappiste sono di buona forza alcolica, corpose, fruttate e speziate. Il colore è vario. Lo zucchero caramellato usato nella produzione aggiunge al gusto note aromatiche simili a quelle del rum.
Altra caratteristica fondamentale è che sono tutte rifermentate in bottiglia con un lievito di solito diverso da quello della fermentazione primaria. Una volta erano prodotte solo per il consumo dei frati, mentre oggi si trovano spesso in commercio, tranne una tipologia che solitamente è riservata al consumo quotidiano dei monaci (Westmalle Extra, Petit Orval, Westvleteren Blond). Orval è l’unica che produce un solo tipo di birra.
Le birre d’abbazia sono una denominazione che spesso genera confusione: il termine comprende le birre prodotte da birrerie commerciali su licenza dell’abbazia, e le birre che hanno solo nel nome riferimenti monastici, anche fuori dal Belgio. Lo stile è simile a quello delle trappiste, tra cui anche Strong Dark, Dubbel e Tripel, a cui s’ispirano: forti, complesse, colori vari, alta gradazione, a volte speziate e sovente rifermentate in bottiglia.
Westmalle inventò la ricetta finale della Dubbel nel 1926, ma partirono a produrla già nel 1856. È una birra ambrata marrone di 6-7,5%, caratterizzata da note di malto e caramello, amaro appena percepibile e poca, se non nulla, speziatura. Alcuni esempi: Birrificio Ducato Chimera, Sibter Himmel Nuce, Westmalle Dubbel, St. Bernardus Pater 6, La Trappe Dubbel, Corsendonk Abbey Brown Ale, Grimbergen Double, Affligem Dubbel, Chimay Premiere (Red), Pater Lieven Bruin, St. Feuillien Brune.
La Tripel è originariamente creata dopo il Vandevelde Act del 1919 che vietava la vendita di superalcolici (soprattutto il gin), Westmalle iniziò a produrla nel 1934 chiamandola “superbirra”. Successivamente, data la divisione delle birre trappiste a seconda della loro forza, il nome diventò Tripel. Questa birra è caratterizzata da note speziate e agrumate, luppolo moderato, con alcool presente e ben nascosto, mediamente amara con una secchezza finale.
Ecco alcuni esempi: Extraomnes Tripel, Maltus Faber Triple, Croce di Malto Triplexxx, Montegioco Rex Grue, Westmalle Tripel, La Rulles Tripel, St. Bernardus Tripel, Chimay Cinq Cents (White), Watou Tripel, Val-Dieu Triple, La Trappe Tripel.
Un’ultimo stile particolare sono le Stout belghe, simili alla tipiche Stout inglesi, anche se il lievito belga crea dei sentori molti differenti. In origine erano dolci e leggere, ora sono più alcoliche e decise tipo le Imperial Stout. Alcuni piccoli produttori hanno rivitalizzato lo stile producendo birre meno dolci e più complesse.
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