La coda alla vaccinara, il piatto tipico della cucina romana povera
L’origine della coda alla vaccinara è da cercare nelle osterie dell’antico quartiere romano in cui abitavano i vaccinari, ovvero coloro che macellavano i bovini.
La romanissima coda alla vaccinara, coda di manzo o vitello fatta cuocere per ore in un sugo di pomodoro e odori tritati, ha un’origine molto povera, come la maggior parte dei piatti più gustosi della nostra tradizione.
Sarebbe nata, infatti, nel quartiere Testaccio, dove aveva sede il mattatoio cittadino. Qui i vaccinari, ossia gli addetti a macellare e scuoiare gli animali, potevano portare a casa il cosiddetto “quinto quarto”, cioè gli scarti che nessuno voleva: le frattaglie, la lingua, le zampe, le guance e, naturalmente, la coda.
La ricetta originale, diffusa sulle tavole dei vaccinari, prevedeva un sugo di pomodoro e odori, che veniva usato anche per condire la pasta. Ma ben presto il piatto arrivò alla mensa delle famiglie nobili e addirittura al desco del Papa, in una variante “ricca” che prevede l’aggiunta di cacao, pinoli e uvetta, per addolcire il sapore forte del taglio di carne.
La ricetta tradizionale è stata codificata nella seconda metà dell’Ottocento da un’osteria romana e da lì ripresa, in molteplici versioni, dalle altre trattorie cittadine, fino a diventare un piatto imperdibile della cucina della Città Eterna.
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